Paolo Meale -
Siamo tutti seduti a tavola, è venerdì sera. Aspettando che arrivi Jukucho, parliamo del più e del meno, fantasticando su alcune cose che vorremmo chiedergli.
La giornata con lui oggi è stata impegnativa, non tanto per il lavoro fisico fatto, ma per lo sforzo di attenzione che abbiamo dovuto sostenere. Abbiamo capito che questi giorni saranno così, Jukucho vuole portare la nostra pratica su un livello differente e ha scelto questo weekend lungo per farlo. Siamo fiduciosi. Ingannando l’attesa è passata già un’ora, è arrivato da bere, ma di Jukucho ancora non si sa nulla.
Ha organizzato tutto My Friend. Tavolo per 12 e siamo in 6. Un po' dovevo sospettarlo, My Friend è un po' fuori dagli schemi e sicuramente non prende il cibo seriamente come facciamo noi italiani. Parlando infatti non si è capito chi ha invitato chi, a che ora, dove…insomma facciamo un giro di telefonate e ci raggiungono altri tre amici. Sarà una serata un po' improvvisata ma di quelle divertenti, con la gente giusta.
Per fortuna Arriva anche Jukucho a un certo punto, sorridente e rilassato, ha appena finito la lezione con la classe Juniores, il tempo di cambiarsi, leggere il messaggio di My Friend e raggiungerci al ristorante. Ordiniamo da mangiare e in quanto italiani ci permettiamo di suggerirgli che tipo di pizza prendere. Siamo a Malta è vero ma qui si mangia abbastanza bene.
Jukucho non è venuto da solo, con lui c’è il suo Collaboratore di fiducia che per tutta la serata, così come nelle lezioni di questi giorni, si occuperà di fare da interprete laddove il suo inglese non dovesse essere sufficiente.
Dopo pochi convenevoli Jukucho ci chiede cosa ci piacerebbe fare nella lezione del sabato mattina, vuole sapere se abbiamo richieste specifiche, temi da approfondire. Come ho già raccontato, abbiamo già avuto modo di passare del tempo con lui, ospiti nel suo Dojo in Giappone. Sapevamo quanto fosse disponibile e accogliente con le persone e stasera ce lo sta confermando.
Abbiamo domande? Certo! Una valanga, il problema è cosa chiedergli. La sua conoscenza è davvero ampia; ha un passato da fighter, freddo e spietato, padrone di una tecnica affilatissima, forte anche di un’imponente mole fisica. Oggi è un uomo di pace, sereno ed estremamente pacato. Facciamo tutti un po' fatica a riconciliare questo suo modo di essere con la figura del temibile ‘Hitman’ degli anni ’90. Ovviamente non resistiamo e facendoglielo notare ci scherziamo un po' su. Lui ne ride sinceramente e non se la prende se magari siamo stati un po' banali. Jukucho, dopo tanti anni, ha capito qualcosa che evidentemente non siamo in grado di cogliere.
Torniamo alla domanda: cosa chiedere? Persevero nella mia banalità, ma ho negli occhi gli highlights dei suo combattimenti, quelle combinazioni precise, fatte di colpi durissimi, essenziali e perfettamente selezionati: “Jukucho, magari domani potresti spiegarci il tuo modo di pensare le combinazioni in combattimento”. Lui riflette per qualche secondo, organizza le idee e comincia a spiegarci le prime cose. Poi si alza e mi fa cenno di seguirlo. Prendiamo posto uno di fronte l’altro tra i tavoli del ristorante. Perché raccontarlo a parole quando puoi mostrarlo nella pratica?
Insomma li, nella sala del ristorante, ci dà una ampia dimostrazione della sua tecnica e come dovremmo provare a studiarla. Ma non è mica facile essere “Hitman”, il suo metodo richiede intelligenza e noi siamo fortunati a imparare direttamente dalla fonte. Jukucho risponde alle domande e ci fa vedere tutta una serie di soluzioni che lui ama adottare in combattimento.
Bellissimo! Certo, se mi avessero detto che gli avrei fatto da uke in un ristorante di Malta, davanti a tutti, non ci avrei creduto. Piano piano stiamo imparando a conoscerlo, è una persona semplice e spontanea.
Da questa lezione estemporanea siamo rimasti affascinati. Lui ha un modo di concepire il combattimento abbastanza diverso da quello che immaginavo. Non convenzionale.
Mi fa provare alcune combinazioni di braccia dando la chiave di lettura sul come costruire degli scenari di combattimento efficaci e vari. Eseguiamo un esercizio prestabilito ma allo stesso tempo libero. Ci vuole testa per certe cose, anzi forse è l’esatto opposto, ce ne vuole poca; devi essere spontaneo e istintivo attingendo dal tuo bagaglio tecnico senza preconcetti o schemi motori standardizzati.
Questo tema lo riprenderà anche nelle lezioni successive durante le giornate di seminario. Avere la capacità di gestire l’aspetto mentale mette alla prova un pò tutti. Si tratta di veicolare il tuo modo di combattere attraverso una gesto scevro da sovrastrutture, liberando la creatività ma allo stesso tempo rimanendo dentro l’azione. Saper scegliere accuratamente le modalità di attacco e difesa più adatte al momento, muovendosi attraverso una sorta di istintiva razionalità! Il suo approccio non è legato a metodologie di studio che normalmente si adottano negli sport da combattimento classici, è come se lui attingesse a risorse personali uniche e ne avesse formulato una teoria. Ci spiegherà che è comprensibile avere difficoltà a entrare in questo mondo, ma dobbiamo insistere perché un giorno potremo essere padroni di questi concetti.
In realtà tutto questo non riguarda solo il combattimento fine a se stesso. La sua è una visione globale che incorpora il gesto tecnico, l’uso del corpo, la respirazione. Tutto è collegato in qualche modo e l’uno non prescinde dall’altro. I suoi studi e ricerche vengono da lontano. Come già mi è capitato di raccontare, la sua esperienza è radicata nel karate di Okinawa. Il suo è un retaggio tradizionale che però può dare molto in termini di applicabilità. Nei prossimi giorni ci parlerà di radicamento, gamaku e sul come avere un corpo consapevole e forte al fine di rendere il combattimento solido e concreto.
Ripensando a tutto quello che andremo a fare con lui in questi giorni arriverò a una mia personalissima conclusione che forse inquadra in modo ragionevolmente onesto la figura di Jukucho nel panorama delle arti marziali.
Apparteniamo a un mondo fatto di contrasti e polemiche sterili su cosa sia più efficace: Ring o strada? Un mondo nel quale rinneghiamo la tradizione perché ormai superata e inutile. Facciamo circuiti funzionali, ripetute ai sacchi, sedute di sparring e guanti, “Alza la guardia!”, “Round da tre minuti, recupero e poi ti fai altre due riprese!”.
Le palestre sono piene di giovani ‘promesse’ che si rivedono nel fighter famoso o influencer di turno. L’insegnante stesso si ritrova in questo vortice in cui facciamo le cose tutte uguali perché oggi funziona così. In uno scenario del genere non c’è posto per la tradizione. Non abbiamo più tempo d’imparare, andiamo direttamente al sodo. I risultati ci danno ragione: siamo forti, veloci e con un po' d’impegno e talento diventeremo anche tecnici e spettacolari.
In realtà c’è dell’altro, molto altro, ma non è colpa nostra se non lo conosciamo. Sono mancate le occasioni di apprendimento, le persone giuste a indirizzarci su una certa via.
Con Jukucho invece si chiude un cerchio. La mia modesta idea è che lui sia l’anello di congiunzione tra antico e moderno.
Il suo lavoro porta la tradizione verso la modernità, attualizzandola senza impoverirla di significato, ma anzi, dandole una connotazione reale, sia che si tratti di ring, di strada o della tranquillità del tuo dojo.
Allora, durante le lezioni dei giorni a seguire, si chiariranno tante cose studiate negli anni passati attraverso i kata per esempio. Coglieremo il senso di questi e insieme a esso finalmente il disagio di doverne spiegare il significato a chi, dopo tanti ragionamenti, sta ancora parlando di un combattimento immaginario.
Jukucho ci spiegherà la loro importanza e allo stesso tempo ci metterà in guardia su di essi. Lo scopo della loro esistenza risiede nell’origine del movimento e lui lo ha sintetizzato per noi.
Alla fine di questi giorni vedremo delineata la strada futura che abbiamo il compito di percorrere senza però rinnegare il passato. Jukucho vive fuori dalla modernità e allo stesso tempo fuori dalla tradizione; non è ne vecchio ne nuovo: è consapevole.
Tra i tavoli del ristorante ci sta dando una piccola dimostrazione per saziare la nostra curiosità, fatta di esercizi pratici che dovremo allenare al massimo delle nostre possibilità. Ha capito la nostra esigenza e lo ringrazio.
Più avanti ci parlerà di concetti astratti e complicati, ma col passare delle ore i pezzi si ricomporranno in un nuovo modo d’iterpretare il combattimento, duro e puro.
La fronte di ‘Hitman’ è imperlata di sudore, fa caldo ma si sta divertendo e io con lui, poco importa se le pizze sono arrivate e si stanno freddando sul tavolo.